13.3.15

I principali errori degli studenti di storia in italiano: errori metodologici


Nei quattro anni in cui ho insegnato a Praga ho più volte constatato in molti studenti alcuni errori metodologici.

Ecco un breve elenco, che ha lo scopo di sollecitare da parte dei ragazzi una autoanalisi e di fornire indicazioni per chi volesse davvero imparare bene.

Ovviamente, molti errori sono commessi anche da studenti di altre materie, di altre scuole e di altre nazionalità!

1. non stare attenti durante le lezioni e fare altro: consultare in modo patologico il cellulare (nonostante sia vietato e nonostante all'inizio dell'ora venga sempre ripetuto di spegnere i cellulari e di lasciarli nello zaino); eseguire i compiti per la lezione successiva; ecc.

Il banco di due studenti durante una spiegazione

2. non ascoltare la spiegazione e limitarsi a scrivere forsennatamente quanto compare nelle schermate dei power point, neppure se il docente ha appena ripetuto, per l'ennesima volta, che bisogna prima ascoltare e cercare di capire, e poi scrivere sul quaderno.

3. non prendere appunti.

4. non scrivere gli appunti sul quaderno, ma sulla fotocopia dove lo spazio è insufficiente.

Una fotocopia e il quaderno di uno studente:
il quaderno è bianco perché non scrive mai nulla

5. pensare che la materia sia "storia" e non, come in effetti è, "storia in italiano". Un corollario di questo gravissimo errore è quello di non tenere un glossario delle parole chiave in italiano, di non memorizzare le parole e le regole.

6. a casa, non consultare MAI il registro online in cui sono riportati in modo molto dettagliato gli argomenti della lezione e i compiti. La cosa strana, almeno per me, è che questa consultazione NON viene fatta neppure dagli studenti assenti per settimane!

Una pagina del registro online, in cui sono chiaramente indicate
le cose da fare a casa, la data in cui sono state assegnate e
la data per cui vanno fatte.

I compiti sono anche indicati sulle fotocopie;
lo studente dovrebbe completare con la data.

7. non studiare in modo regolare, di volta in volta, e rinviare lo studio al giorno prima del test.

8. studiare per il test all'ultimo secondo e pensare di farcela in "poche orette" o in qualche minuto anche quando l'argomento è molto complesso.

9. non studiare sul libro, come ripete continuamente l'insegnante, ma su altre fonti, non rendendosi conto che, proprio per agevolare gli studenti nello studio e per aiutarli a migliorare la padronanza della lingua, tutte le fotocopie, tutte le presentazioni e tutti i test sono stati pensati e creati appositamente a partire dai manuali in adozione.

10. utilizzare mille sotterfugi per copiare durante le prove: alcuni consegnano all'inizio dell'ora un vecchio cellulare e poi ne usano uno nuovo per copiare; altri ricorrono ai "tradizionali" "bigliettini" su cui hanno precedentemente trascritto le informazioni. È tipico trovare risposte identiche a pagine del libro, con periodi che nessuno studente (anche italiano!) sarebbe in grado di formulare. Altrettanto consueto, da parte di questi "imbroglioni", l'atteggiamento mistificatorio di chi non accetta che il docente pretenda di interrogarli; si sono fermamente convinti di avere risposto loro, e non di avere copiato.

Uno dei tanti "bigliettini", nascosto dentro il foglio di protocollo.

11. dare troppa importanza al voto e non considerare che questo è secondario rispetto alla acquisizione di nozioni, di un metodo di studio efficace, di capacità logiche o critiche. Un corollario è la pretesa di avere sempre almeno 3 e di contestare i 4 (= sufficiente) e i 5 (= insufficiente).

12. pretendere sempre e comunque voti alti, indipendentemente dalla propria prestazione e dal proprio impegno.

13. non controllare nessuno degli errori segnalati durante la correzione cosicché saranno presenti all'infinito nelle prove successive (si veda anche il post sugli errori linguistici).


14. se assenti, non preoccuparsi minimamente di quanto fatto in classe e a casa dagli altri, e pensare di essere nel giusto dicendo "candidamente": "Ma io ero assente!"

15. considerarsi delle "monadi", del tutto staccate dal resto della classe, e pensare che, se il professore chiede al compagno di classe qualcosa, sta parlando solo con lui e non con tutti! Ciò rende di fatto impossibile qualsiasi attività di gruppo, qualsiasi discussione, qualsiasi lezione dialogata, perché nessuno sta a d ascoltare ciò che dice il vicino.

16. Insomma: non essere interessati a niente, se non all'ultimo messaggio ricevuto sul cellulare!

E per concludere, ecco alcune frasi tipiche:

* Cominciamo da una frase proverbiale, ripetuta all'infinito dai ragazzi, e dietro a cui si nasconde tutta una mentalità: "Non è un mio problema!" L'esclamazione "passe-partout" varrà per un'infinita gamma di occasioni. Il "problema" è sempre degli altri e il ragazzo non è mai disposto a farsi coinvolgere!

* Durante un'ora di storia in italiano sentirete infinite volte l'esclamazione: "Ma questa materia non è italiano; è storia!" (sottinteso: è inutile che lei spieghi o pretenda che io sappia alcune parole chiave o alcune regole dell'italiano)

* Domanda retorica dell'insegnante: "Cosa c'era di compito per oggi?" Risposta: silenzio! nessuno lo sa!

* Domanda retorica del docente: "Cosa c'è scritto sul registro online? Cosa c'è scritto sulla fotocopia alla voce 'Compiti per la prossima lezione', ossia per oggi?" Tutti si guardano l'un l'altro come a chiedersi: "Sul registro online vengono riportati i compiti?! Sulla fotocopia sono segnati i compiti?!"

* Un corollario della frase precedente è la domanda che certi studenti fanno il giorno prima del test, dopo che per settimane si è spiegato lo stesso argomento: "Su quale argomento è il prossimo test?"

* Domanda retorica del professore: "A che pagina/a che capitolo/a che fotocopia siamo?" Risposta: alzata di spalle, come a dire: "Perché dovrei saperlo? Perché me lo chiede? Ma non lo sa lei?"

* "Ma io per il test sulle ultime 10 ore di lezione ho studiato a casa ben DUE ore! Come faccio ad avere avuto nel test "solo" 3?!" [3 = più che sufficiente] Verrebbe da rispondere: "Tesoro, con così poco tempo dedicato allo studio, il test doveva essere proprio di una facilità estrema se hai ottenuto una valutazione così alta!" Un corollario è l'idea che 3 non sia, come in effetti è, un buon voto. Solo 5 è insufficiente e 4 non comporta l'esame.

* "Ma io ero assente!" (sottinteso: e dunque non sono tenuto a sapere e a fare niente; l'assenza varrà per sempre a giustificazione di non sapere nulla di quanto spiegato quel giorno; il registro online, come abbiamo detto, non viene MAI consultato; la sezione delle fotocopie con l'indicazione del compiti "per la prossima lezione" non viene mai notata o completata con la data)

* Domanda: "Cosa ho appena chiesto al tuo compagno di banco?" Risposta: "Non lo so! Lo stava chiedendo a lui, non a me!"

* Qualsiasi domanda all'interno di una lezione che si vorrebbe "dialogata": "Cosa significa ciò che abbiamo appena letto?", "Cosa ne pensate?" Risposta immancabile: "Qual era la domanda?", "Non ho sentito."

* Domanda: "Cosa ne pensate? Ops, scusate, così non funziona, lo sappiamo bene. Mi correggo: Cosa ne pensi tu?" ... "E tu?" ... "E tu?" Risposte in successione: "Qual era la domanda?" ... "Qual era la domanda?" ... "Qual era la domanda?"

* "Ma io non studio sul libro; studio su internet!"

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